TOTTI Francesco
Roma, 27.9.1976
m. 1,80 – kg.80
Centrocampista-attaccante
Esordio: 28.3.1993 – Brescia – Roma 0-2.

Stagione             Serie       Pres.      Reti

1992 -93              A            2
1993 -94              A            8
1994 -95              A          21          4
1995–96              A          28          2
1996- 97              A          26          5
1997- 98              A          30        13
1998- 99              A          31        12
1999- 00              A          27          7
2000- 01              A          30        13
2001- 02              A          24          8
2002- 03              A          24        14
2003- 04              A          31        20
2004- 05              A          29        12

Totale                            311      110

ONE MAN SHOW! Calciatore dalla classe cristallina, dalla rara genialità associata a un uso perfetto di entrambi i piedi e a una visione di gioco clamorosa. Per me il più forte talento in circolazione. Assist così illuminanti, di prima, senza neanche guardare il giocatore da lanciare, tanta è la sicurezza, e gol così artistici, quando si vedono su altri campi di calcio sono quasi sempre occasionali e comunque sporadici. Non è un fenomeno di testa, ma neanche il grande Johan Cruyff lo era. Il “Bimbo de oro”, er “Pupone” (soprannome affibbiatogli affettuosamente da Mimmo Ferretti), nato e cresciuto nel quartiere di Porta Metronia, romano de Roma, romanista de più, un capitano doc, sulla scia di Attilio Ferraris IV, di Fulvio Bernardini, di Agostino Di Bartolomei! Lanciato in serie A, a sorpresa, da Vujadin Boskov (che lo aveva visto segnare un gol all’Ascoli in una partita del campionato primavera), in un “Brescia – Roma 0-2”,  quando tutti erano convinti che sarebbe entrato in campo Muzzi, fu valorizzato da Carletto Mazzone, suo padre putativo. Un altro Carlo, l’argentino Bianchi, voleva sbolognarlo alla Sampdoria e gli organizzò anche una sorta di trappolone contro l’Ajax all’Olimpico. Voleva assolutamente, al suo posto, Litmanen. Francesco rispose sul campo, con una prova maiuscola. Poi la continua crescita, con Zeman, e la consacrazione con Fabio Capello. Perno inamovibile della nazionale, con cui ha sfiorato la vittoria della prestigiosa Coppa Europa, per poi appannarsi ai mondiali di Giappone e Corea, è un personaggio timido ma sensibile, ricco di una simpatica romanità, quella più bella, espressa attraverso gesti e frasi entrate a far parte della storia ultima del nostro calcio. Su di lui sono state scritte e raccolte, in un apposito volume, centinaia di barzellette, di cui lui stesso ha accettato sportivamente di fare da testimonial. L’incasso (stratosferico! Di questi tempi, con l’editoria in deficit…) è stato devoluto in beneficenza. Dotato di un gran tiro e di una grande capacità di inquadrare la porta, più o meno da ogni distanza, è uno dei più grandi cannonieri della storia giallorossa. È anche un mago del “cucchiaio”. Van der Saar (e non solo lui) ne sa qualcosa. Se Del Piero è  il “Pinturicchio” del calcio, almeno di quello italiano, lui ha dipinto l’intera Cappella Sistina e ha anche scolpito una parte della “Pietà”. Come diceva, di Totò, Ughetto Bertucci, celebre caratterista del nostro cinema, in “Fifa e arena”:”Che fenomeno!”. Ogni partita è una sorpresa, anche quando gioca un po’ sotto tono. Uno così è sempre da otto in pagella. Zeman, al riguardo, ha sempre avuto ragione. Non è frequente, inoltre, vedere un giovanottone miliardario come lui divertirsi a giocare a pallone come un “ragazzotto” su un campetto di periferia, che se perde, come si dice da noi, va pure “in puzza”! Magari deve anche pagare una pizza agli avversari. Agli ultimi europei, però, è veramente mancato. Forse troppe responsabilità. Certo, da Picasso (prima di cominciare) a lama italiano…

 (Alberto Pallotta e Angelo Olivieri)

 

 

"MAGICA ROMA - storia dei 600 uomini giallorossi"

unmondoaparte